Sguardo “altro” sul mondo

Benvenuto Jalil

Un amico mi ha passato un articolo molto interessante uscito domenica 29 agosto 2010 su Le Monde. È visibile, almeno per ora, anche sul sito internet del quotidiano. Ne ho fatto la traduzione per poterlo condividere con gli italiani che siano sensibili all’attualità, all’integrazione e ai problemi di razzismo. Il copyright resta ovviamente del giornale e del suo autore, Nancy Huston; citate me se userete la traduzione ;-) (come sempre, Creative Common by-nc-sa).

Benvenuto Jalil

Jalil, stupendo nipotino, esattamente otto giorni fa atterravi sulla Terra, con i tuoi tre chili e ottocento grammi, i tuoi cinquantun centimentri, la tua soffice chioma di seta nera, i tuoi scintillanti occhi marron scuro, la tua pelle color miele. Oh mio bimbo perfetto, ti dò il benvenuto! Se fossi una credente ti chiamerei figlio di Dio, purtroppo so che sei figlio della sfortunata razza umana. Voglio perciò metterti in guardia su quanto ciò implichi…

L’indomani della venuta al mondo ci trovavamo in undici attorno alla tua culla, undici angeli custodi, undici francesi. Il tuo albero genealogico è un po’ complicato, tieniti bene che te lo spiego. C’era tua mamma, nata alla periferia di Parigi, ed i suoi genitori, nati in Guadeloupe, a loro volta discendenti di africani del sud del Sahara ridotti a schiavitù, obbligati a lavorare per i Bianchi francesi, questo bel Paese di libertà uguaglianza e fraternità. C’era tuo papà, il mio figliastro, nato in Tunisia da genitori che, non potendo crescerlo, lo diedero in adozione; c’erano quindi i genitori putativi di tuo papà: tua nonna paterna, picarda di padre olandese (ed il suo attuale marito, alsaziano), e tuo nonno paterno, nato in Bulgaria (e la sua moglie attuale - me – nata in Canada); c’erano poi, a mezza bulgara e mezza canadese tua zia, nata lei a Parigi, e tuo zio, venuto alla luce nel Berry. C’era, per finire, il miglior amico di tuo papà, di origini ivoriane.

Tutta questa bella truppa colorata e gioiosa, Jalil, radunata per te! Abbiamo passato il pomeriggio a fotografarti in qualsiasi modo, a osservarti dormire, a complimentarci gli uni gli altri, a esplodere in commenti ad ogni tuo minimo gesto, ad ogni tuo minimo sospiro, a meravigliarci della tua presenza in mezzo a noi.

Cosa dirti, Jalil, del mondo in cui sei appena arrivato? Avremmo voluto che fosse più accogliente, più dolce, più armonioso. Avremmo voluto poterti rassicurare, cantarti la ninna nanna, raccontarti delle belle storie e convincerti che non hai niente da temere.

Ma sappiamo che la realtà è ben diversa. Per quanto mi riguarda, mi chiedevo a che età sentirai il primo insulto razzista; quanti anni avrai quando ti farai controllare la prima volta nella metropolitana, vista la tua pelle color miele? Mi chiedevo, come spiegarti i valori “cristiani” del Paese nel quale sei appena nato? Oh Jalil, scusa, tu non sai cosa vuol dire “cristiano”…

Anche questo è difficile da spiegare, cerco di spiegartelo in parole povere. Duemila anni fa in Palestina viveva Gesù Cristo, un giovane ebreo che predicava l’amore: “Amatevi gli uni gli altri – diceva – ed aiutatevi vicendevolmente”. “Siate come gli uccelli del cielo, o i fiori del campo – diceva ancora – essi non lavorano, non si fanno preoccupazioni: Dio provvede alla loro sopravvivenza”. Ed ancora: “Tutti voi siete i figli del Signore; se amate solo quelli che vi assomigliano, in cosa sarete diversi dai pagani? Sarà più difficile per un uomo ricco entrare in paradiso che per un cammello passare per la cruna di un ago”; “Donate quello che avete. Aiutate i deboli, gli indigenti, a coloro che sono nelle difficoltà. Siate come i bambini – aggiungeva – se volete entrare nel Regno dei Cieli”.

Ma è successo tanto tanto tempo fa, Jalil. Questo discorso è stato tradotto talmente tante volte in questi duemila anni che ormai è cambiato. Ora dice tutt’altro: che le ragazze devono restare vergini fino al matrimonio e le mogli essere fedeli ai loro mariti, che i preti non devono copulare e che il Papa non ha mai torto, che il cristianesimo è superiore a tutte le altre religioni.

Per quanto riguarda il capo dello Stato in cui sei appena nato, ecco come traduce lui il messaggio di Gesù Cristo: lavorate di più per guadagnare di più, adesso vi sbarazzo di questa feccia, vattene povero scemo, e se non hai un Rolex prima dei 50 vuol dire che hai fallito nella tua vita. Dice: ameremo e aiuteremo solo quelli come noi, gli altri li accompagneremo alla frontiera; essere francesi si merita, in talune circostanze si può anche perdere la nazionalità se essa è stata acquisita (questa minacccia è applicabile a diversi degli angeli custodi attorno al tuo giaciglio). Jalil, lui dice: non avete altro da fare che fare come me, diventare un self-made-man che ha un Rolex ed uno yacht, che si veste nelle migliori boutique e che mangia nei migliori ristoranti. Quelli che si sentono esclusi, che i Rolex e gli yacht li rubano per sentirsi parte di questo mondo, loro finiranno la loro vita nelle prigioni per maggiorenni o minorenni, o in centri di detenzione per senza Rolex. Dice: gli stranieri ci danno fastidio, ci tolgono l’aria e mangiano il nostro pane; hanno fallito la loro integrazione, bisogna dunque agire, colpire, buttarli fuori.

Sì, mio zuccherino, mi dispiace dirtelo ma ci sono dei centri di detenzione per stranieri in questo bel Paese a tradizione cristiana dove sei appena venuto alla luce. Degli individui che ti somigliano vi sono ammucchiati, vi marciscono, piangono e si disperano giorno dopo giorno, mese dopo mese. Oh Jalil, tu non sei uno straniero, tu sei un francese, perché allora ho così paura per te?

Prima di lasciare la camera all’ospedale di Sarcelles in cui hai aperto gli occhi su questo mondo di uomini, ho baciato le tue orecchie, a mo’ di benedizione… Possano questi baci proteggerti, fosse anche un po’, dalle stupidaggini che sentirai lungo la tua esistenza sulla Terra.

Benvenuto Jalil, mio amore - oh, benvenuto!

One Response to “Benvenuto Jalil”

  1. quellocheosserva Says:
    Settembre 9th, 2010 at 15:29

    post interessante, bella prosa e contenuti profondi. Continua cosi’

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