Olimpiadi di Pechino, dubbio amletico
Agosto 8th, 2008 Diego DIDOre 8, 8 minuti, di venerdì 8 agosto (8) 2008. Qui a casa mia, in Europa. Tra esattamente 6 ore saranno le 8 e 8 di sera a Beijing, anche detta Pechino, quando si accenderanno i riflettori sui Giochi Olimpici cinesi. Ogni quattro anni il rito è lo stesso: ci si appassiona a sport che neanche si sapeva esistessero, si diventa degli esperti delle discipline più improbabili, ci si emoziona con gli eroi nazionali che riescono a far risuonare l’inno della madre patria salendo sul più alto scalino del podio. Tutti i quattro anni?
È stato deciso, nel 2001, che la XXIX edizione dei giochi sarebbe stata ospitata dalla capitale cinese. La cosa aveva stupito più di una persona. In particolare ci si meravigliava che un Paese che a lungo si era autarchicamente allontanato dalla comunità internazionale, dalla ricca ma poco conosciuta cultura, dalle discutibili scelte politiche potesse essere incaricato di organizzare un avvenimento planetario che si basa sulla comprensione tra le nazioni attraverso la competizione sportiva. Diceva di questa kermesse il barone Pierre de Coubertin, loro promotore: “Ogni quattro anni i G.O. restaurati devono dare alla gioventù del mondo l’opportunità di un incontro felice e fraterno, che a poco a poco dissiperà l’ignoranza in cui vivono i popoli rispetto agli altri, un ignoranza che produce odio, mescola equivoci e conduce ad eventi fino al barbaro sentiero che porta a spietati conflitti”.